ARENA POLITICA

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geronimo
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Re: ARENA POLITICA

Messaggio da geronimo »

AH AH AH AH AH.......che cuore...." d'oro " questi salvatori di vite umane......

Pollicino, Ariel e Mary Poppins: coi migranti incassi 'da favola'

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18991.html

Nei conti spesa delle prefetture centinaia di cooperative con i nomi più strani. Il “magico mondo” dell’accoglienza con appalti da migliaia di euro
Giuseppe De Lorenzo - Dom, 16/07/2017 - 10:10
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Se il sistema dell’accoglienza ai migranti in Italia potesse essere rappresentato con un film, questo sarebbe proprio Mary Poppins. O meglio, la borsa della baby sitter più famosa del mondo al cui interno ci si può trovare di tutto: centinaia di cooperative, associazioni, Srl, hotel, Caritas, parrocchie e pure le (ex) case di riposo per anziani o disabili.



La pesca non finisce mai.

E così si finisce per scoprire che alcune coop si distinguono dalle altre più per la fantasia nei loro nomi che per altro: Pollicino, Il Biancospino, Arischiaccoglie, L’isola che non c’è. Poi la sezione Disney: Mary Poppins, Eta Beta e Nemo. E se qualche migrante non gradisce l’ospitalità, può sempre bussare alla “Casa di Tom”.

Non vi illudete. Nel “magico mondo” dell’accoglienza c’è pure chi a incassi registrati non scherza. La cooperativa Pollicino venne fondata nel 1987 a Ivrea, in provincia di Torino. Il caso volle che un gruppo di operatori sull’orlo del licenziamento provò mettersi in proprio. La coop per cui lavoravano gestiva il centro diurno “San Nicola”, ma da un giorno all’altro decise di lavarsene le mani. Serviva qualcuno che subentrasse e si sono adoperati. Briciola dopo briciola Pollicino è arrivato lontano, trovando la strada dell’intervento in aree di handicap, minori, anziani e immigrazione. Con l’emergenza sbarchi i soci si sono accaparrati circa 150 profughi tra Aosta, Novara, Ivrea e Cuneo. Nel biennio scorso gli appalti con le sole prefetture di Torino e Cuneo sono valsi 3.199.448 euro, anche se al momento risultano liquidati “solo” 709mila euro. In effetti a settembre il coordinatore Andrea Marengo si lamentava di vantare crediti consistenti con lo Stato. “La nostra è una realtà di media grandezza - diceva - e ancora riusciamo ad andare avanti, i più piccoli rischiano di collassare”. Pollicino non demorde e continua a seminare. Che tanto prima o poi si raccoglie.

Di migranti ne raduna diversi la cooperativa Mary Poppins. Non lasciatevi ingannare dal nome. Non ci sono tate volanti, ombrelli magici né zucchero per mandare giù la pillola. Piuttosto ad alcuni potrebbe risultare indigesto il link al blog di Laura Boldrini, indicato come collegamento “utile” per chi si occupa di immigrazione. Purtroppo (o per fortuna) la pagina “Popoli in fuga” del Presidente della Camera è ferma a marzo del 2013. Sempre attiva invece la rete di ospitalità di Mary Poppins: 170 migranti tra i Centri straordinari (Cas) nel Canavese e i progetti Sprar di Chivasso e Ivrea. Non mancano neppure la serie televisiva MigrantTv per la “sensibilizzazione verso l’accoglienza”, il progetto Musulmani in Europa, lo sportello per stranieri, l’assistenza legale e i laboratori di animazione interculturale. Tutto molto interessante. Ecco in termini economici cosa significa: per il solo sistema dei Cas, nel biennio 2015-2016, la prefettura di Torino ha concordato un importo di 2.885.926 di cui liquidati 597.833. Il progetto Sprar di Ivrea nel triennio 2014-2016 era stato finanziato dal Ministero dell’Interno con 270.000,00 all’anno e quello di Chivasso con 560mila in tre anni. Totale: 1,3 milioni di euro. Tutto legale e lecito, per carità. Ma per chiarezza i conti sono doverosi. “Due penny, è la somma con la quale ho cominciato io”, diceva in fondo il vecchio banchiere di Mary Poppins al piccolo Michael Banks.

E ve lo ricordate Eta Beta? Testa ellittica, nasone evidente, compagno di avventure di Topolino. L’uomo del futuro della Disney ha ispirato centinaia di storie a fumetti indossando solo un gonnellino nero da cui riesce a estrarre qualsiasi cosa. Biciclette, lampade, armi e se potesse pure migranti. Non è dato sapere se la Cooperativa Eta Beta di Roma si sia ispirata al simpatico personaggio che dorme sui pomelli del letto e mangia naftalina. Ma tant’è. Fondata il 18 ottobre del 2011 con l’obiettivo di promuovere “servizi ed iniziative” per cittadini svantaggiati, la coop gestisce centri di accoglienza sia Sprar che straordinari tra il Lazio e l’Abruzzo. Nel pescarese ci sono il Cas “Excelsior” di Montesilvano (145 posti), il “San Donato” di Pescara (46) e il “Torre del Moro” di Città S’Antangelo (74). A L’aquila 50 immigrati se ne stanno al “Pizzoli” e vicino Roma 79 vivono al “Marcellina". Quanto incassa? Quasi impossibile stabilirlo. La prefettura romana non mette ancora a disposizione i pagamenti del 2016 e quella di Pescara non fornisce dati sugli importi liquidati. Solo L’Aquila ci dice qualcosa: qui la coop ha incassato 168.730 euro su 784.960euro. Ma con i quasi 400 immigrati a carico il conto totale dovrebbe essere molto più consistente. Perché essendo l’uomo del futuro, di migranti Eta Beta ne capisce.

Si sa invece qualcosa in più sui conti di altre “fantastiche” cooperative. Nel 2016 l’associazione “Nemo” a Torino si è aggiudicata 1.308.738 di euro. L’Isola di Ariel tra Torino e Cuneo 8.888.094 (di cui già incassati 2.201.367 ). “L’Ippogrifo”, che tanto ricorda il nobile animale della saga di Harry Potter, si è vista assegnare dalla prefettura di Piacenza 215.037 euro. E tra “l’Isola che non c’è” (42.510 euro) e quella “che ora c’è” a Parma (153.422), il quadro è completo. Con nomi (e incassi) “da favola”.
geronimo
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Re: ARENA POLITICA

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il Corriere della Sera si accorge che l'Italia è un trojaio ormai ostile

La realtà di un’Italia che sta scappando di mano
Per un numero crescente di cittadini il nostro Paese sta diventando un luogo sempre più difficilmente abitabile e che appare addirittura ostile

Editoriale | La realtà di un’Italia che sta scappando di mano - Corriere.it

L’Italia è di chi se la vuol prendere, da noi chiunque può fare quello che vuole. E quasi sempre lo fa. Oggi, nei giorni di una torrida estate che sembra conferire a ogni cosa i colori e i calori di un non troppo metaforico inferno, questa è l’immagine che il nostro Paese da di sé. Quella di un Paese in cui il governo e con lui tutti i pubblici poteri appaiono sul punto di perdere il controllo del territorio. Sono parole pesanti, lo so, e non prive anche di precisi echi ideologici, ma a un certo punto bisogna convincersi che la realtà non è né di destra né di sinistra. È la realtà e basta.
Una brutta realtà. Dalla Sicilia alla Calabria, alla Basilicata, a Napoli, decine di incendiari spinti da interessi criminali mettono tranquillamente a fuoco vastissime zone della Penisola. Da giorni, sotto la minaccia delle fiamme, città, paesi, centri turistici devono essere sgombrati precipitosamente senza che per ora si sappia di uno solo di questi delinquenti scoperto, arrestato e incriminato. Nelle periferie delle grandi città, in questa stagione ancora più soffocanti e orribili, dove i servizi sono perlopiù al collasso, può capitare benissimo — come capita a Roma — che dopo il tramonto sia virtualmente in vigore il coprifuoco, che viaggiare su un autobus la sera rappresenti un pericolo, che il cielo si copra per giorni e giorni dei fumi tossici dei materiali più inquinanti bruciati illegalmente; o — come capita a Milano — che interi caseggiati, interi gruppi di palazzi, e piazze e vie, siano di fatto nelle mani di bande di malavitosi abituati a farla da padroni.


Dappertutto nelle periferie dei grandi centri urbani della Penisola regnano praticamente indisturbati lo spaccio, la prepotenza, le risse continue specialmente fra immigrati. In questa stagione più che mai le classi meno favorite della popolazione sentono la loro esistenza quotidiana abbandonata dai poteri pubblici in una vera e propria terra di nessuno.
Le zone centrali e/o cosiddette residenziali non se la passano meglio. Sindaci pusillanimi e preoccupati solo dei loro interessi elettorali (percepiti peraltro con la miopia tipica di una classe di nani politici quali sono in larghissima maggioranza quelli di questi anni infausti) hanno lasciato dovunque dilagare le movide notturne: in pratica la licenza di fare ciò che vogliono rilasciata a coorti di giovani perlopiù desiderosi di ubriacarsi e di schiamazzare all’aperto, ma essendo sempre pronti alla rissa, al vandalismo, al gesto teppistico. Di fatto molte zone centrali (ma non solo) di un gran numero di città italiane stanno diventando di notte letteralmente invivibili.
Ma sempre più spesso lo sono anche di giorno. Numerose strade del centro di Roma sono ridotte ad esempio a una sorta di suk con decine e decine di luride lenzuola stese per terra a mostrare impunemente le più varie merci contraffatte, mentre schiere di altri abusivi non si stancano di circondare dappresso i turisti con la loro mercanzia. Sempre a Roma può capitare che per tutta l’estate un club privato organizzi per i festini dei suoi soci illustri spettacoli di fuochi artificiali e di botti assordanti che si prolungano anche dopo la mezzanotte: il tutto a poche centinaia di metri dal Comando generale dell’Arma dei Carabinieri. A Torino, sui lungo Po e dintorni nulla e nessuno sembra in grado di fermare il commercio clandestino di alcool ad opera specialmente di rivenditori bengalesi, all’occasione protetti contro le forze dell’ordine dalla complicità omertosa della collettività dei loro clienti. A Milano, dopo una certa ora il centralissimo corso Como si tramuta da luogo di abituale rifornimento della droga in una specie di zona di caccia libera dove, come riportano le cronache, è altissima la probabilità di essere aggrediti da bande di maghrebini a caccia di orologi e portafogli. Sia a Roma che a Torino che a Milano e in altre decine di città d’Italia, poi, la prostituzione — spessissimo minorile, spessissimo collegata alla tratta e a reti criminali africane o est europee — occupa impunemente di notte le zone urbane che più le aggradano: un fenomeno che per vastità non trova paragone in nessun’altra città dell’Europa occidentale.
Dappertutto infine, per dirne ancora una, specie dopo una certa ora le stazioni ferroviarie sono luoghi frequentabili solo a proprio rischio e pericolo, così come dappertutto o quasi le corse serali o notturne sui treni vicinali o regionali sono altamente sconsigliabili per le donne. La realtà, dicevo all’inizio, non è né di destra né di sinistra, è la realtà e basta. E la realtà odierna dell’Italia è questa: una realtà che sta scappando di mano. Di fronte alla quale viene da chiedersi se il ministro degli Interni — cui spetta principalmente l’onere di provvedere in prima persona nonché istruendo e sollecitando prefetti, questori ma anche i sindaci e i corpi di polizia urbana — viene da chiedersi, dicevo, se il ministro Minniti sia informato adeguatamente di questa grigia realtà capillarmente diffusa. Se egli si rende conto che agli occhi di un numero crescente di italiani il loro Paese sta diventando un luogo sempre più difficilmente abitabile, un luogo tale da apparire addirittura ostile. Se egli si rende conto che anche l’allarme che in tanti nostri concittadini suscitano le ondate di immigrati è enormemente accresciuto dalla loro percezione di questa precarietà ambientale che monta, dalla sensazione di un degrado dei contesti urbani prodotta da incontrollati fenomeni di illegalità. Se non gli venga il sospetto, infine, al nostro Ministro, che pure la difficoltà dell’Italia di farsi ascoltare quando si tratta d’immigrazione, di farsi prendere sul serio dai suoi partner europei, forse dipenda per l’appunto dalla sua immagine di un Paese che, si sa, è abituato al disordine, al tirare a campare, alla prassi di un comando della legge sempre elastico e contrattabile.

Ma non basta. Di fronte all’Italia così malmessa di oggi è pure inevitabile chiedersi quale sia stata l’azione della magistratura. Se essa sia stata effettivamente all’altezza del suo compito di tutela giuridica della comunità tutte le volte, ad esempio — le non poche volte, direi — che è parsa indulgere a interpretazioni dei delitti e delle pene ottimisticamente irreali. Una magistratura che prontissima e ferratissima nel criticare l’azione legislativa dell’esecutivo quando si tratta di quella che essa ritiene la propria sfera d’interessi e di prerogative, è viceversa timidissima quando si tratta di proporre, lei, leggi o procedure efficaci per difendere gli interessi elementari dei cittadini.
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